Merkel, Macron e l’Europa che verrà. Ad un anno dalla vittoria di Emmanuel Macron, giovane presidente della Repubblica francese, i rapporti tra Francia e Germania non sono certo idilliaci come ai tempi di Francois Hollande. La cancelliera tedesca se n’è accorta in questi primi mesi dal rinnovo del suo quarto mandato alla guida del Bundestag.
Forte della sua cultura liberale, il presidente Francese spinge sull’acceleratore per le riforme di tutta l’eurozona per avere un’Europa più integrata e meno a trazione tedesca.
Del resto Macron, nella sua esperienza amministrativa ha fatto parte dal 2007 della famosa “Commissione Attali”, la commissione per la liberalizzazione e la crescita della Francia. La sua capacità e conoscenza dei processi liberali, la si nota nella sua politica interna. A livello internazionale non è certamente lo “Yes Man” a cui la Merkel era abituata con Hollande.
Unione Bancaria: scintille Macron – Merkel
L’Unione Bancaria è al centro delle diatribe franco – tedesche. Dopo la Brexit, Macron vuole dare un nuovo assetto all’Ue. La sua volontà è così forte che, alla fine del mese, all’ordine del giorno del Consiglio Europeo c’è proprio una road map per il riassetto bancario pubblico europeo.
Il presidente francese chiede un rafforzamento dell’eurozona, un ministro delle finanze europeo ed un bilancio comune europeo. Tutto questo, secondo le intenzioni francesi, sarebbe possibile grazie ad un’Europa a due velocità. Questo significa allentare quelle maglie sui parametri di Maastricht (nati da un’intuizione francese ndr), che consentirebbero alle nazioni europee in difficoltà di stimolare la crescita con politiche più espansive.
Richieste che hanno fatto rabbrividire la presidente tedesca Angela Merkel la quale auspicava solamente una trasformazione del Fondo salva-Stati (ESM) in un Fondo Monetario Europeo. La ricetta della cancelliera è chiara e coerente con le sue politiche di questi anni. Ad un paese malato non si dà la medicina per guarire ma si stabilizza finché lo si ritiene utile. Il caso Grecia è sotto gli occhi di tutti e, secondo i più noti esperti economici, l’unico ad avvantaggiarsi del piano di salvataggio sono le banche tedesche e non i cittadini greci.
Il nodo bilancio e le ossessioni della Merkel
Macron, da esperto di finanza pubblica, ha chiesto alla Merkel di smetterla di ossessionarsi con i surplus di bilancio. Il capo dell’Eliseo chiede di non focalizzarsi sulle bilance commerciali che migliorano a spese dei paesi più deboli dell’Europa. Macron auspica la fine di una Germania al centro degli equilibri europei. Se benessere e sviluppo ci deve essere lo si deve realizzare per tutti i membri dell’Unione Europea.
Per la prima volta nella sua storia da cancelliera si è ritrovata in difficoltà ma con una sorta di pragmatismo ha affermato che da queste discussioni l’Europa ne uscirà rafforzata.
Il “non” ruolo italiano
In questa discussione avvincente sul futuro europeo non c’è l’Italia. Mentre l’Europa si accinge a diventare un laboratorio di idee e innovazione, nel bel paese c’è ancora chi parla di uscire dall’Euro. Non c’è che dire siamo fermi agli anni ’70. Le elezioni europee del 2019 sono una tappa importante per far parte di questa nuova Europa. Il rischio è che si resti isolati da una perenne e inutile protesta sociale. Si rischia un populismo che mira a farci piombare a prima del 1957 quando, a Roma, si firmarono i trattati istitutivi di quella che sarebbe diventata l’Unione Europea. Altri tempi!
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